Sono in Italia per una serie di impegni della Congregazione, ritorno dopo pochi mesi dal mio soggiorno per le vacanze. Tra un lavoro e l’altro, l’agenda mi ha permesso un tempo corto di visita alla famiglia, e nel mentre ne approfitto per andare a Torino, alle radici della nostra storia di Missionarie della Consolata.
E’ mattino presto e piove. Sto aspettando come tanti altri che arrivi il treno. Si avvicina una signora, più o meno della mia età, con accento straniero:
“Mi scusi, signora: va a Savigliano?”
“Sto andando a Torino”
A quelle parole il suo volto si illumina: “A Torino! Posso venire con lei? Io non so viaggiare e devo andare lì”.
Certamente, sono disposta ad aiutarla. Mi dice più volte che sono un angelo che il Signore le ha mandato. Sapete, nelle mie più o meno sane elucubrazioni, ogni tanto mi fermo a pensare se alle volte sono strumento della bontà divina, chiamata anche Divina Provvidenza, e mi chiedo se non posso essere anche strumento dello spiritello del male… sapete, fa parte del discernimento costante e continuo, fare chiarezza da che parte stiamo…
Questa volta mi è andata bene: il Signore mi ha scelta per essere angelo a questa donna. Nel viaggio mi ha raccontato che è rumena, da 4 anni si trova in Italia, dove ha assistito una signora anziana, che però è morta, e adesso si sposta dal Piemonte alla Toscana per iniziare un nuovo lavoro.
“Non sono mai uscita da qui, non ho mai viaggiato…” mi sembra di vedere la mia gente: vivono tutta la vita in un paesino contadino, e poi devono catapultarsi nelle grandi città, in cerca di vita (non di fortuna: si accontentano della sopravvivenza).
E’ una donna bianca, con lineamenti da Europa orientale, ma nel sangue scorre una storia di migrazione, di paure e speranze, molto simile alle mie donne quechua, con il viso bronzeo scolpito dalle rughe e dal vento.
Scusate, ma non posso non paragonare: vivo con un popolo costretto a migrare per il cambio climatico, non è tanto diversa la situazione della gente che arriva in Italia: molte volte non sono le guerre, ma le carestie, la siccità, il ripetuto mancato raccolto… So che partire non piace a nessuno. Non piace nemmeno a me, che sono missionaria. Forse gli unici che amano viaggiare a questo mondo sono i turisti…
La signora ha una valigia, nemmeno tanto grande, e una borsetta: lì dentro tutti i suoi averi. Le chiedo se ha bisogno di aiuto per alzarla: “No, non è pesante”. E’ emozionata per questo viaggio nel quale ripone molte speranze: andando in Toscana, si ritroverà con sua cognata, e lì incomincerà una nuova tappa della sua vita.
Arrivate a Torino, le chiedo con quale treno viaggia, e le indico il probabile. “Grazie mille per tutto! Adesso chiederò a qualcuno di indicarmi il treno: troverò un altro angelo!”
Maestra di vita e di fede! Non posso che benedirla, augurarle il meglio, ma quella benedetta da quest’incontro sono io, penso tra me, mentre inizio a camminare per le strade bagnate di Torino. Arrivata alla Consolata, è la prima persona che presento alla mia mamma.