Cosa dire, sarà l’età (da nonna) o un certo cammino personale, ma l’anno scorso mi sono molto affezionata ai ragazzi e ragazze della Cresima di Vilacaya: era un gruppo numeroso e con gente già grande, quasi la metà avevano già compiuto 18 anni. Il motivo, in parte, è stata la pandemia che non ha permesso prepararli nel 2020, perciò si sono “accumulati” per il 2021, anche se per lo stesso motivo abbiamo iniziato un po’ tardi, intensificando gli incontri per arrivare preparati per inizio novembre.
Un gruppo speciale, molto attento e interessato, si vedeva che volevano proprio prepararsi e ricevere la cresima. Ma c’è sempre un problema di tipo “burocratico” con la Cresima: i ragazzi devono presentare il certificato di Battesimo, e alle volte è un po’ complicato trovarlo… Chi è stato battezzato lontano e non trova il certificato, chi nemmeno sa se realmente è stato battezzato, e tutte le volte è un mal di testa star dietro ai giovani, anche per la loro sbadataggine…
Ma ci tenevo proprio che tutti ricevessero il Sacramento: lo volevano ed erano ben preparati. Per di più, nei due giorni di ritiro che avevamo loro proposto, sono riusciti a stare presenti e a parteciparvi in modo eccellente. Come poteva, insomma, un pezzo di carta timbrato da una parrocchia decidere se potessero ricevere o no la grazia?
Le corse dell’ultimo momento alla ricerca del documento sono avvenute durante la novena e poi la festa della nostra Beata Irene Stefani: ho presentato a lei ciascuno dei giovani e le ho detto che mi aiutasse nel miracolo che tutti potessero essere cresimati. E così è avvenuto, ma non come una grazia tipo “bacchetta magica” o “distributore automatico di bevande”: Irene mi ha aiutato ad essere un po’ come lei. Suor Irene stava dietro alle persone, insisteva, “perdeva” il suo tempo per loro e se era necessario faceva kilometri per ottenere la grazia della sua gente (in particolare il dono del Battesimo).
In Potosì sono riuscita a recuperare il documento di Battesimo di due ragazzi, entrambi orfani, il primo, praticamente un adolescente che vive solo in Vilacaya, l’altro, ospite del Centro di accoglienza per bambini: senza l’appoggio di adulti della famiglia, cosa avrebbero potuto fare?
E poi, il giorno stesso della Cresima, mancava ancora il certificato di due: uno è arrivato con una copia sgualcita da casa sua, l’altro – dopo tanti giri a parrocchie lontane – con il nulla osta del parroco che, sebbene non avesse trovato il documento, attestava l’avvenuto sacramento.
Problemi pratici, sì, ma che spesso inducono i giovani e gli adulti a desistere anche a una cosa a cui ci tengono molto, in questo caso il sacramento della Cresima. E invece no: nessuno è “scappato”, dicendo “pazienza, non posso”, e con qualche spintarella nostra (mia e di Nadia, emtrambe li abbiamo seguiti nella loro formazione) ce l’hanno fatta!
Grazie a Irene per l’aiuto dal Cielo, e grazie per infondere in me la santa testardaggine per aiutare fino all’ultimo momento ciascuno dei ragazzi, senza escludere nessuno!