Il 18 giugno sono stata in Certosa di Pesio, un centro di spiritualità guidato dai Missionari della Consolata, che ha datto molto alla mia giovinezza, fino alla mia entrata nelle Suore Missionarie della Consolata. Mi hanno chiesto di parlare di Suor Leonella, missionaria della Consolata martire, beatificata nel 2018. Sia preparando la presentazione, sia parlando di lei, mi sono ritrovata faccia a faccia con questa missionaria spettacolare (non solo per il suo martirio). Parlo di lei, ma è come entrare in dialogo con Leonella. Ma è abituale il mio dialogo con lei.
Pochi giorni dopo, sono stata a Boves, che in linea d’aria è a pochi kilometri dalla Certosa, ed ho un altro incontro speciale con due nuovi beati: Don Giuseppe Bernardi e Don Mario Ghibaudo, riconosciuti martiri dalla Chiesa nel 2022.
Suor Leonella, uccisa per odio della fede cristiana da musulmani estremisti in Somalia.
Don Giuseppe e Don Mario, uccisi dai nazisti, in un altro triste momento di conflitto: la seconda guerra mondiale.
I paralleli tra questi beati possono essere molti: consacrati a Dio che donano la vita, vittime di violenza in tempo di conflitto… Ma c’è un legame più profondo tra queste figure: è il perdono.
Suor Leonella, prima di morire, pronuncia tre parole: “Perdono, perdono, perdono”. Il Parroco Don Giuseppe Bernardi, obbligato ad assistere al macabro spettacolo della distruzione in fiamme della città di Boves e della morte di varie persone, si trova, sfiancato, in mezzo a due soldati nazisti, e non cessa di benedire tutte le persone che incontra.
Quel giorno lo Spirito ha suggerito loro come parlare: portando il perdono di Dio. Sapevano bene di essere i primi ad avere bisogno di questo perdono: per questo nel loro ultimo giorno non hanno esitato a chiedere l’assoluzione. E poi sono passati per il paese e sono arrivati all’ora suprema come sacerdoti: benedicendo e assolvendo (dal sito www.donbernardidonghibaudo)
Sempre ho avuto la sensazione, condivisa anche nell’incontro in Certosa, che in momenti come questi c’è un misto di emozioni e pensieri contrastanti: la sensazione della sconfitta, perché il bene sembra morire, e ogni morte violenta è una sconfitta dell’umanità. E allo stesso tempo l’ intuizione di una vita che va molto, molto al di là della violenza che vuole far tacere il bene. Questo ho sperimentato il 17 settembre 2006 quando, novizia in Brasile, ho appreso della morte di suor Leonella. Mi immagino che qualcosa di simile hanno provato anche i bovesani. E’ vernosimile, visto quello che è avvenuto in seguito…
Perdono, benedizione: a questo siamo stati chiamati, dice il Nuovo Testamento. Per persone consacrate, seguire Gesù e identificarsi sempre più con Lui, è il cammino della santità. Leonella, Giuseppe e Mario lo hanno vissuto fino all’ultimo respiro, con il perdono (Gesù ha perdonato sulla croce) e la benedizione.
Ma l’onda di bene non si ferma lì, non si riduce a un finale di altissimo tenore per coloro che lo hanno vissuto. E’ contagioso. Un contagio silenzioso ma che pervade il mondo e porta una luce nell’oscurità del momento.
Muore Leonella: i media a livello mondiale parlano della sua morte e delle sue ultime tre parole. Pochi giorni dopo, un uomo manda questa lettera alle Missionarie della Consolata:
Care amiche, domenica mattina dopo l’assassinio della vostra defunta Suor Leonella Sgorbati, accesi una candela e dissi una preghiera per lei nella mia chiesa prima della Messa. Navigando nell’internet quel giorno, lessi alcuni commenti spregevoli verso l’islam in generale dopo la sua uccisione – sentimenti con le quali sono sicura Suor Leonella non si sarebbe mai associata.
L’ultima parola di Suor Leonella Sgorbati mentre stava morendo per le ferite che aveva ricevuto è stato ‘perdono’. Mi sembra che questa semplice parola per sempre la identificherà. Devo dire che da trent’anni nutrivo pensieri amari verso Fred S., una mia vecchia conoscenza che mi aveva fatto un torto. Per quanto ci provavo non ero mai riuscito a perdonare Fred per i commenti che egli aveva fatto nei miei riguardi allora e che mi facevano soffrire — fino all’altro ieri. Ma ieri, pensando alle parole di Suor Leonella e applicandole in preghiera, mi è sembrato di scacciare via lo spirito di amarezza. Per cui, ‘perdono’ non è stato solamente la parola ultima e definitiva di Suor Leonella al Mondo – ma è stato anche la sua parola per me. Possa Suor Leonella Sgorbati, vera serva del Vangelo fino alla morte, davvero ‘Riposare in pace, nella compagnia dei beati, e Risorgere nella Gloria!
E non è l’unico di caso di persone che hanno trovato la forza di perdonare attraverso l’ esempio (e aiuto) di Suor Leonella.
Quello che è successo a Boves è qualcosa di molto significativo: sappiamo che gli eccidi nazisti (di cui Boves fu il primo in Italia) alle volte sono stati scenari di propaganda politica, certamente rivolta verso la pace, ma rimanendo in una certa ostilità contro i poteri di estrema destra. Qui si sono lasciate le armi da una parte e si è iniziata una Scuola di Pace che ha raggiunto il paese di origine del capo nazista omicida e ha espresso un profondo atto di perdono. Così commenta Papa Benedetto XVI:
Il loro gesto di benedizione e di perdono non si è perso nel nulla. Boves non solo ha saputo ricostruire, ma ha intrapreso sentieri di pace: attraverso la Scuola di Pace, attraverso i gemellaggi per costruire ponti di amicizia e di solidarietà proprio là dove le vicende storiche avevano aperto fratture profonde. “Il sangue dei martiri non invoca vendetta, ma riconcilia” (Benedetto XVI).