Morire di università

E’ successo un lunedì in cui mi trovavo a Potosì per documenti. Prima dalla radio del mezzo di trasporto pubblico, poi da quella di un passante nella piazza centrale della città, che commentava: “Già siamo a 4 morti!”, le mie antenne si sono drizzate e ho cercato nel sempiterno Mister Google: c’è stata un’assemblea di studenti universitari, qualcuno ha tirato gas lacrimogeno, e nel panico generale, cercando di uscire dal palazzetto dove si trovavano accalcati, il fiume di studenti ha travolto ad altri coetanei, portando alla morte 4 giovani, più un numero di almeno 70 feriti.

Il pensiero corre subito ai nostri ragazzi e ragazze di Vilacaya e dintorni che, con molto sforzo economico delle famiglie, stanno studiando nell’università di Potosì. Chiamo a quelli di cui ho il numero. Due non sono andati all’assemblea (a cui la presenza era obbligatoria), e per una volta ringrazio il Cielo per la loro svogliatezza. Ma B. sì, è andata. Risponde con un vocale, nel quale trasmette malessere e tristezza. Grazie a Dio, niente di grave. Ma è molto triste per le morti causate da un atto premeditato e cinico: un gruppo, tipo partito politico degli studenti, ha voluto lanciare la granata fumogena per evitare le elezioni della nuova direttiva.

Cosa, volete, in un Paese in cui i grandi lottano fino al sangue per il potere, i giovani imparano presto la stessa strada, sfortunatamente. Col passare dei giorni, scopriamo dalle notizie che questi incarichi studenteschi hanno molto potere nell’Università, e che ci sono uomini di 40, addirittura 52 anni che continuano ad iscriversi alle facoltà per poter ricoprire questi ruoli, che gestiscono parecchi soldi legati alle borse di studio.

Persone mi raccontano della corruzione di questi dirigenti, eppure fino a questo punto, fino alla morte di 4 giovani vite, nessuno si è mosso.

Rimango molto triste: in Bolivia frequentare l’università è una scelta che comporta molti sacrifici da parte delle famiglie. Penso a quelle 4 giovani vite stroncate: quanti sogni di un futuro migliore, che se ne sono andati in fumo…

Poteva succedere a B., o magari a JD, o forse a C. i giovani che abbiamo visto crescere a Vilacaya e che adesso studiano nell’Università. E’ successo a donne che non conosciamo, ma il dolore è lo stesso. Morire di università è qualcosa di estremamente assurdo, in un Paese in cui la corruzione e l’arrivimo stanno toccando livelli non più sostenibili.

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