E che abbia inizio il mese missionario!
C’è una samba bella e sapiente che canta: “Vivere, e cantare la bellezza di essere un eterno apprendista”. Niente di più vero per un/una missionario/a. E questa varie ragioni: la prima viene dall’entrare in una cultura nuova, nella quale si balbetta come bambini, fino ad imparare la lingua, nella quale bisogna imparare tutto: come si saluta, quando farlo, come mangiare secondo le regole del Gaateo locale, dove sedersi e come farlo… insomma: il proverbio Macua che dice “Quando si è straniero, si è come bambini” spiega in poche parole quello che la antropologia definisce: “Socializzazione basica”. Questa storia del ritornare bambini, mi fa ricordare quando mia mamma diceva: “Saluta!” oppure: “Fa questo, non fare quello…” insegnandomi le regole basiche della mia cultura. Detto in termini pratici, stiamo parlando di tante figuracce che, ormai non da bambini, ma da adulti/bambini perché stranieri, uno deve affrontare. E il risvolto della medaglia è tanta umiltà che ci apre alla dimensione dell’eterno apprendista.
Diffidate, gente, del missionario che sa tutto e va ad insegnare agli ignoranti. DIFFIDATE!

Messe sulla bilancia le cose imparate e le cose insegnate, il primo piatto pende considerevolmente, perché è molto più quello che si impara di quello che si insegna, anche se si tratta sempre di un interscambio vicendevole.
America Latina, in generale, mi ha insegnato la gioia di celebrare la vita, l’accoglienza e il sorriso anche davanti alla difficoltà. Il contatto con culture millenarie è indubitabilmente un aprire gli orizzonti su sensibilità e sapienze che la modernità ci ha fatto perdere di vista. Ma non rimaniamo nel generico: l’amicizia con Julièan, Gabriel, Atanacia, Emiliana, Calixto, Encarnacièon… sono relazioni che mi hanno fatto crescere. La loro storia, la loro sensibilità, i loro eroismi quotidiani sono le lezioni di vita che accolgo con gratitudine e riverenza.
E anche se avrò la fortuna di rimanere 30 anni ancora in Vilacaya, chiedo a Dio la grazia di rimanere un’eterna apprendista, con gli occhi aperti allo stupore di ciò che imparerò.
