Finisco la parentesi italiana con un articolo che, inizialmente, pensavo di scrivere arrivando in Italia, con le prime impressioni sul paese, dopo tre anni di assenza. Poi ho pensato che era meglio pensarci su, ed ecco che, dopo quasi tre mesi di soggiorno, esprimo alcune impressioni.
Lavoro, che miraggio
Anche se non si parla più di crisi, e le cose non sembrano tanto ferme come alcuni anni fa, il ritornello continuo tra i giovani è: “Non si trova lavoro”. Ed è così per molti con cui ho parlato. Chi raggiunge un impiego, si sente fortunato, e chi ha un contratto a tempo indeterminato si considera un privilegiato. Fabbriche che chiudono… persone che rimangono senza lavoro a mezza età. Il lavoro non è più scontato. E’ un tesoro da tenersi ben stretti, e alle volte è solo un miraggio. Mi chiedevo cosa comporta in termini di insicurezza e futuro. Chi si sposa o fa figli, se non sa se può garantire uno stipendio alla famiglia?
Un razzismo esplicito
Il caso delle barche nel Mediterraneo esiste ormai da molti anni, i flussi migratori seguono da sempre… Quello che è cambiato è l’atteggiamento degli italiani. Adesso il razzismo è esplicito, alimentato da paura e da propagande demagogiche con le quali non si può dialogare: è pura irrazionalità, è un argomento da pancia, e non da mente. Mi dispiace tanto. Si sente così denso che si taglia con il coltello. Eppure non tanti anni fa eravamo noi i migranti… Per questo ai ragazzi ho raccontato la storia di un nostro giovane, perché da Vilacaya io vedo la posizione dei migranti da un altro punto di vista: li vedo partire per mai più ritornare…
Ma ti vogliono proprio bene
Il ritorno a Revello, mio paese natale, è stato un incontro e riabbraccio con tanta gente. Il “Ciao, Stefania!” per strada da una parte mi ha riportato indietro negli anni, e dall’altra mi rivela che per la gente io sarò sempre la loro Stefania. Mi scalda il cuore.
E’ arrivato un nuovo, brillante parroco al paese. Lui un giorno mi ha detto: “Ma la gente ti vuole proprio bene!”. Mi si sono aperti gli occhi. Si, lo sapevo già che ero ben voluta, ma è come se, nel suo stupore, mi sia resa conto di tutto l’affetto che mi circonda e mi sostiene e mi accompagna.
La gente mi chiede se sento nostalgia della Bolivia o se in Bolivia sento nostalgia dell’Italia. In verità, non sono mai stata una persona che si ferma molto su questo sentimento: piuttosto, mi immergo nella situazione a pieno cuore, senza lasciare che i sentimenti mi portino troppo lontano. Amo Bolivia e amo Italia. Al momento di affondare le radici non c’è tanto problema, è più difficile sradicarle, quando uno se ne va. E’ doloroso, ma anche salutare. E poi alla fine il cuore trova casa in tanti posti così diversi… che fanno parte del “centuplo” promesso da Gesù a chi lo segue.