Oggi è il 31 ottobre, festa liturgica della Beata Irene: non posso non dedicare una pubblicazione alla mia Sorellona che sempre mi accompagna nei miei passi missionari.
Premetto che non sono mai stata una devota di Santi, e ammetto che leggendo – da giovane – la vita di Irene non è che mi ha entusiasmato molto: mi pareva molto “esagerata” quella suora…
Eppure l’esagerazione fa parte del cammino alla Santità. Se non passi la soglia del “controllato”, “a mia misura”, allora non esci da te stessa. Se alla sera non sei stanca morta per aver corso di qua e di là per fare de bene, forse c’è qualcosa che non funziona nella tua consacrazione…
Pensieri a voce alta, scusate: siete i miei confessori del mercoledì… Ma mi chiedo: quando diciamo che siamo “attiviste”, che bisogna “essere e non fare”… che stiamo dicendo? Che rimango con le mani in mano? Che vado a riposare riposata?
No, non è stato così per Irene: arrivata stanca morta la sera, si metteva a fare qualche lavoretto extra per la sua gente: scriveva lettere per i figli che si trovavano lontani… e quando non erano le lettere, erano gli scarponi da lucidare e ingrassare delle sorelle e dei padri, o era preparare il vestito perché la sorella potesse indossarlo ben ordinato la mattina seguente.
L’esagerazione è scomoda, perché mi questiona… infatti, riceveva critiche, ma il bello è che non le interessava molto: era più grande l’amore. Questo mi piacerebbe averlo anch’io… io sono un po’ sensibile alle critiche… Sarà che mi regali la tua indifferenza, nella tua festa, Sorellona Irene?
Adesso, qui in Bolivia, Irene mi accompagna nei viaggi, nelle faccende ordinarie e straordinarie. Ho una sua reliquia in un piccolo altare, insieme agli altri antenati della Famiglia: il Beato Allamano e la Beata Leonella. All’inizio ho detto che non ero devota dei santi… non ERO, ma adesso sì: sono i miei compagni di viaggio. L’ho imparato qui in America Latina, uno dei doni dell’essere un’eterna apprendista.
Buona festa in Cielo, Irene! Insegnaci ad essere un po’ esagerate anche noi…