Indicazioni stradali

Quest’anno la promozione dei nostri giovani che hanno finito le superiori è stata particolarmente significativa per noi: la maggior parte di loro veniva alla mensa fin dai suoi inizi. Quando siamo arrivate erano dei bimbi delle elementari, conosciamo le famiglie, e sinceramente siamo amiche di alcune di loro.

Ed eccoli lì, seduti nei primi banchi della chiesa, eleganti nell’uniforme da promozione. Un po’ più indietro, i genitori, molti con rughe profonde che solcano la fronte, e forse conosciamo in parte le preoccupazioni e le fatiche quotidiane che le hanno prodotte.

Ragazzi e genitori ci hanno invitate alla cena, subito dopo la cerimonia di promozione, e anche alla festa del giorno dopo, come tradizione. Meno male che eravamo in 6 e ci siamo divise, e ciononostante lo stomaco ha sofferto tanto cibo e tante bevande…

Mi è toccato andare alla stanza di Omar, dove mamma e papà, venuti dall’Argentina dove stanno lavorando da qualche anno, avevano preparato un piatto per gli ospiti. Lui è lì, con la fascia di ricordo nella promozione, un po’ rigido per l’emozione.

Durante il pasto il papà invita i presenti a incoraggiarlo a seguire gli studi, perché la vita del contadino è dura, spesso non c’è da mangiare. Uno a uno gli ospiti parlano. Poi esce il tema che vuole andare a fare il servizio militare. I conti non tornano: pochi giorni prima, parlando con suor Maria Elena, aveva espresso il desiderio di iscriversi alla scuola per maestri.

Allora lo chiamo a parte: “Omar, non volevi studiare?”

“Si, hermanita… è che non ho nessuno che mi guidi…” Mi ripete quest’espressione varie volte, e finalmente capisco: non sa arrivare a Caiza, dove si trova la scuola, e non c’è nessuno della famiglia che lo possa aiutare, in quanto tutti si trovano in Argentina. E lui ha solo 17 anni!

Rimango senza parole: Omar rinuncia al suo sogno solo perché non sa arrivare a Caiza (nota: Caiza è un paese a 50 km da Vilacaya, nella stessa nostra provincia). Mi chiedo quanti giovani non realizzano i propri sogni per un dettaglio che, dal mio punto di vista, non è un ostacolo insormontabile, ma forse lo è per ragazzi di campagna che non hanno esperienza fuori dal loro piccolo contesto.

“Guarda, io devo viaggiare questa settimana: arrivo venerdì ed andiamo a Caiza”.

“Si… io voglio solo andare per chiedere informazioni…”

Il venerdì andiamo, e raccogliamo le “istruzioni per l’uso” dell’iscrizione. Nei giorni seguenti andiamo a Potosì, ritorniamo a Caiza e consegniamo tutti i documenti richiesti, con qualche intoppo, ma alla fine tutto ok.

“Grazie, hermanita: senza di te non avrei potuto farcela”.

Figurati, figliolo: solo per semplici indicazioni stradali… e poco più: dopo aver ricevuto la lista di documenti da presentare, si era già di nuovo scoraggiato. Nei giorni di corse per ottenere i documenti necessari, l’ho visto sveglio e capace. C’è solo bisogno di una mano amica/materna che stringe forte la sua nei primi passi in un mondo troppo grande. Adesso aspettiamo l’esame di ammissione e preghiamo tutti i santi perché possa entrare. Vi aggiornerò…

Comunque quest’esperienza ci ha aperto gli occhi sulla realtà: troppe volte diamo per scontato le cose, mentre per i ragazzi contadini il mondo è veramente troppo grande per essere affrontato da soli. Ma per questo ci siamo noi, a dare indicazioni stradali…

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