I vestitini di Gesù Bambino

“Hermanita, hai comprato il vestitino nuovo a Gesù Bambino?”

“Ehm, no… non l’ho comprato” dico con una certa vergogna alla bambina entusiasta che mi chiede, ma alla mia risposta rimane un po’ allibita.

E’ vero, il nostro Gesù Bambino è una statua del presepe molto carina, così come lo sono tradizionalmente le statuette boliviane: ha i ricci neri, gli occhi scuri, una gambetta sollevata e un bel vestitino di aguayo nero e dorato, con il poncho e il ch’ulo (berretto di lana che copre anche le orecchie). Ma la devozione vuole che ogni anno si compri un vestito nuovo, così come si fa con le statue della chiesa che nella loro festa sono rivestite di nuovi indumenti come segno di venerazione da parte dei priori dell’ anno.

Carina è venuta il giorno di Natale con due piccoli Gesù Bambino: “Il Padre Adrian li aveva regalati ai miei due figli quando erano bambini”. Sono graziosi, e vestono una specie di tunica bianca con intagli di aguayo.

Le dico: “Ma che belli i vestitini”.

“Si” mi risponde “li ha comprati Rodrigo per Natale”. Ecco, ci casco di nuovo: non riesco a incorporare alla mia mentalità le usanze di devozione natalizia della gente potosina.

Le tradizioni non si limitano a cambiare il vestito al Bambinello: ci sono danze allegre in cui i ballerini si avvicinano al presepio e fanno un inchino, in segno di adorazione. Sono musiche e danze vivaci per rallegrare Gesù Bambino.

La dinamica è la stessa della venerazione delle immagini sacre, siano esse la Madonna o un altro Santo: i gesti di offerta (bruciare incenso, accendere una candela), le danze di adorazione, il cambio dei vestiti: tutto è per “rallegrare” il santo, per alimentare una relazione d’amicizia e scambio reciproco di doni. Anche nel presepio.

Ma sarà che quando arriva di nuovo dicembre, mi ricorderò di comprare il vestitino a Gesù Bambino? Si accettano scommesse…

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