I Santi di luglio

Tutti gli anni la stessa storia: la gente chiede se il Padre viene per celebrare la festa di San Giacomo, e anche se si dice di no – perché il 25 luglio moltisime comunità festeggiano il santo nella festa patronale – le persone vengono lo stesso davanti alla Chiesa, con i loro San Giacomo a cavallo, racchiusi in eleganti altari di legno, che sanno di antico. Ma sapendolo, quest’anno alla solita domanda: “Ci sarà Messa?” rispondo: “Si, la facciamo noi suore”.

Alle 9 sono già arrivate diverse signore d elle comunità vicine: Mulahara e Nohata. Nel loro colorato aguayo portano le “scatole/armadi/altari”, casette votive dove vive la statua di San Giacomo. Alle volte non è solo la statuina: ci sono pietre con l’immagine dipinta, che “si fa da sola”, nascerebbe spontaneamente e si formerebbe progressivamente nella pietra.

suor Marisa benedice i “santi”

Si raccolgono almeno 30 persone, e davanti all’altare ci sono altrettanti santi. Ma la gente, mettendo l’intenzione della Messa, non si limita a onorare a San Giacomo: c’è anche San Geronimo, Santa Ana, il signore di Bombori (che sarebbe San Giacomo del santuario di Bombori)… Quest’anno ha richiamato l’attenzione questo fatto: il 25 luglio è un giorno importante per il calendario andino, ma non si limita a ricordare San Giacomo, che in ogni caso è un santo molto venerato. E’ un giorno per ricordare i santi. Lo interpreto pensando al mese che quasi inizia: siamo alle porte di agosto, il mese della Pachamama, la Madre Terra, racchiuso tra due feste di apostoli importanti per la nostra zona: apre san Giacomo e chiude san Bartolomeo, il 24 agosto. Un mese sacro, centrale, dove vengono chiamati a rapporto tutti i santi dalla fede della nostra gente.

San Giacomo a cavallo, con una spada in mano: ricorda molto i Conquistadores che hanno soggiogato il popolo, ma come “figlio del tuono”, come ci dice il Vangelo, e nella sintesi con la figura di Tunupa – un dio precolombino molto temuto, il quale controllerebbe i fulmini, tipo il greco Zeus – diventa un santo (o un dio…) molto venerato.

La sua relazione con i fulmini lo lega ai Yatiri, sacerdoti e medici tradizionali, che molte volte sono chiamati a questa missione da un fulmine che cade e non li uccide. Il fulmine è energia che viene dal cielo. Energia che il Yatiri impara a governare per guarire e controllare l’energia cosmica. San Giacomo è molto invocato dai Yatiri, e di fatti il nostro è presente nella Messa, e mette l’intenzione per “Tata Santiago” (il signor San Giacomo).

La musica e le danze continuano fino alla sera, e il giorno dopo mi reco a Sant’Anna, dove la gente si riunisce per la festa. Sono ormai pochi, però ci siamo tutti, in questa chiesa antica e così bella, ma destinata a rimanere sola, per la morte progressiva della comunità. Nei nostri primi due anni in Vilacaya, si “passava” ancora la festa, cioè c’erano ancora priori che la sponsorizzavano. Quest’anno non hanno nemmeno fatto scendere Sant’Anna dalla sua nicchia… Niente processione, nessuna candela per venerarla. Una Messa normale, ma di una normalità che sa di rassegnazione e morte…

Una risposta a “I Santi di luglio”

  1. […] festa di San Giacomo, molto caro e venerato dalla popolazione andina (vedi i post I Santi di luglio, Dio, che paura!, San Giacomo ha trovato casa), in realtà è in Vilacaya la festa dei “santi di […]

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