In questi mesi ho avuto occasione di rivedere alcuni dei miei piccoli, ormai cresciuti: il primo è stato Santiago, che ho trovato per la strada facendo autostop. Non ha finito gli studi secondari, è già papà e lavora nella miniera. E’ cambiato: da teenager aveva sempre i capelli tinti, adesso li lascia al naturale, un bel nero che si sposa bene con la sua carnagione scura. Ma la cosa bella che è cambiata in lui è il suo sguardo sereno. Prima era spensierato e allegro, adesso è felice da uomo realizzato. E’ venuto alla festa di San Pietro e si è vestito da “nonno”, un personaggio disturbatore e terrore dei bambini. Si toglie la maschera un attimo, e mi racconta: “Bisogna lottare per la famiglia… Mi sono fatto male alla spalla nella miniera. Ma adesso ritorno al lavoro”. Mi saluta dicendomi: “Abbi cura della mia Vilacaya, hermanita…” Ci siamo scambiati il numero di Whatsapp, e proprio oggi che era il suo compleanno, gli ho mandato gli auguri per i suoi 20 anni. Oddio, potrebbe proprio essere mio figlio…
L’altro giorno è venuta Leandra a mangiare pizza a cena da noi. Adesso studia in Potosì, è tutta una signorina, con sogni tipo da principe azzurro… L’abbiamo conosciuta che era una bambina, adesso è alta e bella…
E poi, parlando con le ragazze del Centro, una mi dice: “Ti ricordi di Vanessa?” “Certo!” e come dimenticarla, era un po’ biricchina… “Adesso vive in Argentina, ha già una bambina ed ha aperto un negozio da pettinatrice”. Me lo dice con ammirazione convinta. Anche qui, si tratta di una giovane con massimo 20 anni.
Alcuni hanno avuto la fortuna di poter accedere all’Università: Daniela è la più brava del suo corso di medicina. Sua sorella sta quasi finendo ingenieria petrolchimica, anche lei brillante studente…
E che dire di William? Dopo il servizio militare è ritornato con la sua famiglia in Tajchi, vicino a Vilacaya. Lo vedo lavorare nel campo, a pascolare i suoi lama (unici nella zona), a vendere fave e patate nel mercato… E l’altro giorno una grande scoperta: ha il dono della guarigione, ed è molto cercato dalla gente. Ha così tanta energia che se non guarisce, si ammala lui. Promette bene, per il bene della gente. Stupisce vederlo tanto giovane e con un compito così importante per la vita della sua gente!

Sono casi molto diversi, ma con un denominatore comune: la ricerca della felicità e la realizzazione professionale, in tanti modi. I nostri giovani diventano presto adulti e genitori. Noi grandi alle volte abbiamo sogni ed aspettative su di loro che non coincidono con i loro sogni. Tutti speravano che Santiago potesse finire le superiori, ma niente da fare: ad un certo punto ha deciso di andarsene e formare famiglia. Ed è felice così. Lui, che non ho mai capito come potesse essere allo stesso tempo tanto tremendo, un vero e proprio bullo con i più piccoli, e con un cuore tanto buono…
Ancora più piccola, se ne è andata a Cochabamba un’altra ragazzina, una minore che ha lasciato la scuola. E’ incinta e vive la sua vita di coppia spensierata. La mamma era tanto preoccupata, ma quando l’ha vista felice, si è rasserenata anche lei.
I miei piccoli crescono. Ed è bello sapere che molti di loro trovano la strada della gioia. Imparano presto che cosa significa vivere, sopravvivere e lottare per andare avanti. Ma lo fanno con la energia della loro gioventù, e un sogno grande di essere felici.