Graaande America

Siamo arrivate a S. Paulo sorelle dai Grandi Laghi statunitensi che congelano con i freddi artici e da Buenos Aires, che respira il freddo dell’Antartide. Quasi da polo a polo, ci siamo riunite in S. Paulo.

Che l’America sia grande, è una certezza che si sperimenta viaggiando due giorni su un pulman per arrivare da Vilacaya a Moreno, o da S. Paulo alla Bahia. Ti entra dentro una nuova visione delle distanze, e te ne accorgi quando senti dire: “Ho viaggiato 12 ore”, e tu rispondi: “Ah, è vicino allora…”.

giusto per avere idea delle distanze… guarda i numeri…

Quando sono arrivata a S. Paulo, questa volta, incontrando suor Riccardina che viene dall’Arizona, mi parlava del viaggio lungo, ma soprattutto mi ha colpito il prezzo del biglietto: è più caro venire in Brasile dagli Stati Uniti che dall’Europa. Non mi capacitavo della somma, e commentando a suor Maria Dina, lei mi ha illuminato: “Ma certo, gli Stati Uniti sono più lontani dell’Europa. Mi si sono aperti gli occhi: è più vicina l’Italia al Brasile, di quanto il Michigan e l’Arizona. Davvero il nostro continente è grande, immenso.

Siamo 35 sorelle, molto diverse fra noi: ci sono le suore “da foresta” o “da montagna”, ci sono le suore in modalità cittadina, e tutte in qualche modo rispecchiamo le nostre missioni e la loro diversità. Ci prendiamo molto tempo per ascoltarci e raccontarci. Io sono la più piccola e inesperta, e ciononostante sono ascoltata e valorizzata. Ho imparato tanto da questo incontro, e mi porto dentro due episodi che orientano la mia vita da ora in avanti.

Il primo, è il dono dell’anello di Tucum: è un anello fatto dal cocco di una palma, di colore scuro. Un po’ di anni fa era di moda anche in Europa, ma qui in America Latina ha sempre avuto un significato molto forte: da quando Pedro Casaldaliga lo ha scelto come anello vescovile, è diventato il segno dell’impegno verso i più poveri. Lo conoscevo, me lo avevano anche regalato. Ma quando l’ho perso, non l’ho più cercato, perché, come si dice in Brasile, è un annelo “che brucia”, perché ti impegna. Ed ora ritorna, sempre come regalo. Le cose più importanti nella mia vita sempre sono arrivate come un regalo. Il regalo di riaffermare l’impegno verso i più poveri, che sono i prediletti di Dio.

Il secondo segno grande è stato anche un regalo, o forse un ‘occasione: in pellegrinaggio al Santuario dell’Aparecida, un ministro straordinario dell’Eucaristia ci ha invitate a dare la comunione, poiché c’erano molti pellegrini e non molti ministri straordinari. E’ la prima volta che do la comunione nell’Aparecida. Sempre considero il dare la Comunione un momento mistico molto significativo: ripetere “Il Corpo di Cristo”, consegnare Gesù in mani callose, calde, fredde, bianche nere… che lo accolgono ed entrano in comunione con Lui, ovvero: Gesù che entra nella vita di ciascuna persona con la sua storia unica, ed io come intermediaria… è veramente un’esperienza unica, anche questa non puù essere che un dono. Lo parlavamo poi, finita la Messa, tra di noi: alla fine di questo incontro, così ricco, siamo state chiamate a dare Gesù agli altri: bella immagine di quello che Lui vuole facciamo nelle nostre comunità, alle quali ormai tutte siamo ritornate, e che il Signore ci ha confidato nel servizio della leadership.

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