E se la Chiesa si dimentica

Sono anni che dobbiamo arrivare a Suquicha. Vi siamo giunte, in verità, due volte nel 2016, ma sempre con contrattempi e disguidi di tutti i tipi. Suquicha è una comunità distante, che si raggiunge percorrendo una strada tutta curve e saliscendi, e devo ammettere che per questa ragione mi sono sempre un po’ scoraggiata. Ismael, che lavora nelle Scuole di Cristo, tutti gli anni ci ha chiesto di andare e sostenere un po’ il cammino di fede dei ragazzi, ma sempre sono sorti ostacoli o forse pretesti. L’ultimo, certamente, il tempo di pandemia.

Ma quest’anno era il momento, sembra. Prima il prof Reynaldo, che lavora ad Uvila ed è originario di Suquicha, ci ha chiesto di aiutare delle famiglie molto povere. Poi, la scuola e la richiesta di migliorare l’alimentazione degli studenti. E dulcis in fundo il prof Vladimir, insegnante di religione, che chiede un aiuto per preparare i ragazzi per cresima e prima comunione.

Ci mettiamo d’accordo per martedì 1 giugno: proprio il giorno prima il ministero della salute annuncia la chiusura anticipata delle scuole per le vacanze invernali, a causa dell’aumento dei contagi da covid. Inizierà proprio il 1 giugno. Rimandiamo a dopo le vacanze, che si prolungnao fino al 30 giugno. E proprio in quella settimana, ci ammaliamo di covid e rimaniamo isolate un mese. Allora, non sembra anche a voi che ci sia uno spirito cattivo che non si lascia arrivare a Suquicha???

Ma arriva il giorno, finalmente. Il prof di religione mi manda un messaggio, dicendo che sono tutti emozionati per il nostro arrivo. Curva di qui, curva di là, sali, scendi… arriviamo. Ci ritroviamo con una marea di studenti, praticamente tutte le medie e superiori. Molti non sono nemmeno battezzati, e non per noncuranza dei genitori: è che a Suquicha non arriva la Chiesa. Che nota dolente!

Avendo avuto molti ritardi e contrattempi, siamo ritornate tante volte da agosto a novembre, per fare un’esperienza intensiva, e andavamo in battaglione: due, tre suore e le tre postulanti. Chi preparava i ragazzi al Battesimo, chi alla Prima Comunione, chi alla Cresima. E c’era pure chi riceveva nello stesso giorno i tre Sacramenti! La voglia e l’impegno dei giovani era eccezionale, così l’impegno del prof Vladimir che ha preparato i ragazzi, in sinergia con i nostri incontri quindicinali.

Pensavamo di avere ancora tutto novembre, o almeno metà, invece… il vescovo aveva libero solo il 4 novembre: ultime corse all’ultimo momento, ma una preparazione logistica impeccabile, un’accoglienza grandissima e una partecipazione di ragazzi e tutta la comunità adulta. Un trionfo, insomma.

L’arrivo, tanto aspettato, della Chiesa cattolica a Suquicha, fa riflettere su molte cose; primo aspetto: l’America è grande, e gli evangelizzatori sono pochi. Siamo arrivate a Suquicha non perché non avessimo nulla da fare: abbiamo dovuto scegliere di non andare in altri luoghi, per poter essere presenti lì. Questa è una debolezza cronica, ma come missionarie dovremmo sempre prediligere queste aree meno ricordate. E qui arriva il secondo aspetto, importante: le comunità si sono sentono dimenticate da tutti: dal Comune, dalla Chiesa… la visita dona gioia e incoraggia. Possiamo dire che diamo consolazione proprio arrivando a chi è più dimenticato/isolato.

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