Isabel è una giovane mamma con gli occhi rotondi che trasmettono molto amore. Ha due bambine bellissime, e il suo sposo, Saul, è un buon papà. Sono ritornati alla comunità di origine dopo anni di lavoro e vita lontano da casa.
Lui ha assunto gli obblighi comunitari, come autorità originaria, lei fa crescere le bambine e lavora nella campagna quando può. Hanno fatto battezzare le bambine da pochi mesi, ed è stata una bella festa.
Una domenica mattina Isabel arriva e bussa alla nostra porta: è venuta a portare un documento per il certificato di Battesimo. E’ vestita da lavoro: “siamo venuti a prendere il concime per il campo” mi dice. Tutti e quattro, anche le bambine si sono date da fare.
“Vogliamo seminare: è da 10 anni che non si semina…”
Dissodare terreno, prepararlo per la semina, non è cosa tanto facile qui: si fa tutto a mano, con l’aiuto dei buoi che spingono l’aratro. Togliere le pietre, irrigare, seminare, combattere contro gli uccelli che vogliono mangiarsi i semi… C’è un detto locale che recita: “La terra non produce da sola” e gli andini lo sanno bene.
Ma per Isabel y Saul le cose sono ancora più complicate: dissodare un terreno dopo dieci anni, comporta sradicare churqui (l’arbusto spinoso che cresce facilmente nella zona) con le sue radici profonde e il suo legno duro.
“Ormai ci manca solo più un pezzetto di terreno, il resto è pronto”.
Ce lo dice sotto un cielo che minaccia (o meglio: che promette) pioggia. Ci saluta e nel mio cuore sento molta ammirazione per questi due giovani coraggiosi, che riprendono la vita contadina in un tempo difficile, dopo anni di siccità e nell’imprevedibilità del cambio climatico…
Questo cielo che minaccia speranza (=pioggia) si apra e benedica la terra di Isabel e Saul, che possano avere un buon raccolto e vivere tranquilli con le loro meravigliose bimbe!