Sono appena andati via, oggi, domenica 14 ottobre… abbiamo concluso un cammino non programmato ma molto speciale: come descritto in La prima Prima Comunione la comunità di Tañavillque aveva chiesto per i suoi ragazzi la Prima Comunione, e intendiamoci: si tratta di una comunità isolata, senza cappella, dove il sacerdote va ogni tot anni…
Insomma, una sfida su vari fronti: proprio per essere una comunità isolata, i ragazzi sono più timidi, quindi la sfida era trovare il modo di avvicinarci e poter comunciare. Allo stesso tempo, non avendo una “cultura da Messa” o da chiesa, come spiegare loro la Messa, la Comunione, affinché non sia solo un momento di festa, un giorno speciale, piuttosto l’inizio di una vita con Gesù?
Ci siamo lanciate, e devo ammettere che occupare anche la domenica pomeriggio con attività, dopo una settimana intensa di pastorale… alle volte ci pesava. Mangiavamo pranzo, quindi alle 13.30 partivamo per Tañavillque, dove alle 14,30 ci aspettavano i ragazi… Ma certe noie da pigra mi passavano in fretta, quando, arrivando alla scuoletta, li vedevo già lì, con il libretto del catechismo in mano, aspettandoci, ma non dandolo troppo a vedere…

Abbiamo capito che non era gente da video, ed abbiamo scartato questa possibilità, che sono artisti – come quasi tutta la gente qui – che amano i colori e il colorare. Abbiamo scoperto voci sopraffini a cui piace cantare e bambini che si divertono a giocare. Insomma, domenica dopo domenica abbiamo scoperto gli ingredienti ideali per poter loro comunicare il Vangelo, per far loro conoscere Gesù. E poi, domenica dopo domenica, hanno anche iniziato ad aprirsi un po’, a interagire con noi.
Ma alla fine, perché tutto non rimanga pura teoria, ci siamo proposte di invitarli una domenica qui a Vilacaya, per partecipare della Messa, per conoscere la chiesa e prepararsi finalmente alla Prima Comunione. Per questo oggi sono arrivati, un po’ timidi e più silenziosi del solito, ma con un bel sorriso sul viso.
Hanno seguito con molta attenzione la Messa, quindi suor Mercy ha fatto loro vedere le parti di una chiesa e suor Marisa, attorno all’Altare, ha spiegato loro l’Eucaristia. Nel mentre, io ero ai fornelli, perché qui si parla tanto, ma proprio tanto con il cibo…
Nel pomeriggio hanno dovuto rientrare presto, perché il signore che li ha portati aveva fretta, ma non prima di una partitella a calcetto nel campo della scuola. Lì hanno veramente raggiunto il top della felicità. E mentre – tutti stipati come sardine nell’auto (13 persone…) mi salutavano – Leonel mi grida: “Abbi cura del tuo pallone!”. Me ne sono tornata casa con il sorriso anch’io sul viso, si vede che mi hanno contagiata…