Blocco stradale, blocco intestinale, blocco dello scrittore… Non c’è parola più adeguata per descrivere la mia situazione, oggi: sono arrivata da La Paz, sempre dietro a documenti. Ero molto stanca e forse per questo tutto il giorno lunedì sono stata con lo stomaco in subbuglio.
Finalmente, dopo ore bighellonando per la città, alle 21 arriva l’ora tanto desiderata di distendermi nella comoda poltrona del bus che, durante la notte, mi porterà (insieme a Maria Elena, fedele compagna) di nuovo a Potosì.
In effetti, ci adddormentiamo subito, ma alle 03.00 ci rendiamo conto che il bus è fermo. E non si muove. Verso l’alba la notizia: in Challapata (ultimo centro grande prima di Potosì, a circa tre/quattro ore) c’è un blocco stradale.
Che angoscia! E adesso? Molti stanno camminando (qui la gente non ha paura di macinarsi kilometri, a volte caricati come asini… vediamo persino passare un tipo con un estintore di grandi dimensioni!). Penso a Maria Elena, alla pancia vuota… e se dobbiamo camminare molto, e poi lasciarci impiccare con cifre esorbitanti da taxisti che approfittano della situazione?
Ma poi l’autista ha una buona proposta: aumentiamo 20 pesos boliviani e facciamo il giro lungo per Llallagua e Uncia. Accettiamo. E iniziamo il viaggio alle 7.30…
La strada è quasi tutta asfaltata, anche se a tratti molto curvosa. I paesaggi del Nord Potosino (che non conosco) sono affascinanti. Li vedo tra una dormita e l’altra, e mentre getto l’occhio ai film di samurai e ninja che ci propongono gli autisti.
Invece di arrivare a Potosì il mattino presto, arriviamo alle 15.00. Tutto sommato, va bene: se era più tardi, non c’era la possibilità di arrivare a Vilacaya, e dovevamo elemosinare un letto a delle suore, che con molto amore ce lo avrebbero dato (infatti, durante il viaggio, per whatsapp già arrivavano proposte di alloggiamento da una comunità religiosa). E’ facile avere avventure qui, ma anche è facile trovare una soluzione… in ogni luogo ci sono persone amiche che aprono il cuore e la casa per ospitare.
In Bolivia è abbastanza comune protestare bloccando strade arteriali importanti. La gente non ha molte altre possibilità per farsi sentire con mezzi che almeno solletichino un poco i politici, con il danno che un blocco stradale fa all’economia.
Ho cercato su internet, ma non c’erano notizie su questo blocco (in effetti, ha colto tutti di sorpresa, sennò le imprese di trasporto non avrebbero venduto i biglietti…). Ho trovato che il mese scorso sono stati gli Urus-Muratos che avevano bloccato la strada. Gli Urus sono i più antichi abitanti dell’altipiano, e la loro vita è in simbiosi con i laghi Titicaca e Poopò… Ma da almeno mille anni sono calpestati e disprezzati: fin dai tempi dei popoli aymara e inca sono considerati dei primitivi, inaffidabili, ma anche mano d’opera da sfruttare a livello quasi schiavile.
E così, se sono stati gli Urus-Muratos a protestare, ben venga un po’ di disagio, anche se questa volta siamo noi ad averlo sentito sulla nostra pelle.