Ma ve lo siete mai chiesto: se la pandemia fosse arrivata 10 anni fa, quando la diffusione di smartphones era molto limitata, come avremmo fatto? E’ interessante che anche in un posto sperduto come Vilacaya ce le chiediamo. Il signor Trifone ce lo diceva: “Se non fosse per questi telefoni i miei figli non riceverebbero i compiti della scuola… Mi viene voglia di comprarne uno anch’io”.
Anche se con molti mesi di ritardo, pure le scuole della campagna si sono organizzate e i maestri mandano lezioni e compiti agli studenti. Se fosse, nel nostro caso, successa la pandemia 5 anni fa, molto pochi avrebbero potuto accedere a questo mezzo di formazione: solo negli ultimi anni c’è stata una diffusione abbastanza capillare degli smartphones, che in queste circostanze si è rivelato uno strumento veramente utile.
In una ricerca che ho fatto di ciberetnografia (studio antropologico dell’uso dell’Internet e dei mezzi di comunicazione) mi ero convinta, con una certa ingenuità, che ormai il famoso Digital Divide era stato quasi colmato nel nostro contesto: prima era solo il computer che permetteva di accedere alla comunicazione e potenzialità del web, e allora pochissimi avevano questa opportunità di accesso. Ma gli smartphones, essendo più economici, ormai sono in mano di quasi tutti gli adolescenti della zona e permettono accedere alle potenzialità della rete.
Ma continua ad esserci un Divide, abbastanza corposo: la possibilità economica. I nostri ragazzi mettono 10 boliviani di credito quando ce li hanno e smanettano tra musica, video, Facebook e stati di Whatsapp (quasi sempre romantici…). E adesso che l’accesso non riguarda il passatempo, ma il dovere dello studio? Più di un genitore si è lamentato che “i crediti da 10 boliviani finiscono subito!” e alle volte sono molti i figli che ricevono lezioni e compiti nel cellulare, li copiano nei quaderni, e poi mandano la fotografia degli esercizi realizzati.
Nella nostra zona ci sono antenne nuove che per lo meno permettono la copertura di rete, in altre regioni bisogna salire sulle montagne per acchiappare il segnale. E poi: chi vive nella campagna deve spostarsi nei villaggi per comprare credito… Insomma, niente è scontato. Ma ci si riesce in qualche modo. Ma non tutti: i più poveri sono sempre i più svantaggiati.
Ed ecco un’idea un poco vintage, in fondo: usare la radio per fare lezione e dare compiti. Lo stanno facendo in Chuquisaca, il dipartimento nostro vicino. La televisione e la radio sono serviti per molti decenni per l’alfabetizzazione e l’educazione popolare qui in Bolivia (ma anche in Italia) e sembra che la radio continua ad essere il mezzo più “democratico” per arrivare a tutti, anche ai più poveri, agli esclusi dal Digital/economycal Divide.